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LE TECNICHE PITTORICHE: I COLORI ACRILICI

La storia della pittura acrilica è piuttosto recente: inizia del 1832, quando il chimico svizzero Schonbein, durante alcuni studi, scopre la nitrocellulosa, un prodotto ottenuto dalla modificazione della cellulosa attraverso l’utilizzo dell’acido nitrico. Questa nuova sostanza dalle caratteristiche fortemente esplosive sarà utilizzata largamente nella prima guerra mondiale, all’interno dei detonatori.

Al termine del conflitto, le ingenti quantità di nitrocellulosa giacenti nei magazzini e rimaste totalmente inutilizzate, insieme agli impianti atti a produrla, vengono convertiti per produrre resine e materiali plastici.

L’industria metalmeccanica richiede nuovi materiali, in particolare smalti e lacche sintetiche per la verniciatura delle automobili: il rapido progresso tecnologico avvenuto intorno agli anni venti ha sviluppato nuove esigenze da parte delle catene di produzione del settore automobilistico, in rapida espansione.

Negli anni trenta del novecento, un noto gruppo di artisti messicani chiamato “Il movimento artistico dei muralisti messicani” è in cerca di nuove vernici, resistenti e adeguate a dipingere superfici difficili come intonaco e cemento. Nel corso degli anni la tecnica viene così perfezionata subendo numerose trasformazioni, fino a diventare la pittura acrilica che conosciamo oggi.

            Nella seconda metà del novecento i colori acrilici hanno subito innumerevoli migliorie, soprattutto nello sviluppo della tavolozza cromatica e nell’introduzione di additivi di varia natura che hanno permesso di generare effetti artistici impossibili da ottenere con altre tecniche.

La ricerca nel campo dei polimeri ha consentito di raggiungere risultati incredibili, che non hanno rivali in termini di stabilità, durabilità ed economicità, ma possiedono anche caratteristiche estetiche nuove come opacità, fluorescenza ed effetti metallizzati.

I campi di applicazione di questa tecnica innovativa sono soprattutto nell’illustrazione di fumetti e di cartoni animati, nel collage e nella pittura murale. Asciugano molto rapidamente ed il tempo di realizzazione è perciò molto limitato.

            I dipinti hanno bisogno di una preparazione adeguata prima che si possa procedere con gli strati di colore: l’imprimitura su tela, ovvero il trattamento a base di biacca e olio cotto oppure colla e gesso spento, viene effettuato sulla tela affinché essa possa accogliere adeguatamente il colore, così da assicurarne una lunga durata nel tempo. L’imprimitura del legno invece si effettua con gesso acrilico. Successivamente si procede al proplasma, ovvero l’applicazione di due mani di colore di fondo, necessario affinché gli effetti cromatici vengano valorizzati al massimo.

Al momento della stesura dei colori acrilici bisogna sempre tenere in considerazione che, per la loro composizione chimica, quando asciugano tendono a scurire: per ovviare a questo inconveniente è necessario dare maggiore corposità alle zone in luce.

Con i colori acrilici non è possibile ottenere l’effetto della sfumatura, come avviene per la pittura ad olio: con questa tecnica il colore va steso a tratti, in modo che il passaggio da un colore all’altro sia graduale, avvenendo mediante una scala cromatica.

            La forza di questa innovativa tecnica pittorica risiede sicuramente nella resistenza, caratteristica fondamentale nell’arte moderna e contemporanea (gli acrilici sono impermeabili e non si sfaldano) e nei nuovi effetti cromatici, scelti da artisti visionari ed altamente espressivi come Andy Walhol.

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