COME APPENDERE I QUADRI
Tutti riteniamo che entrare in possesso di un quadro sia un momento piuttosto emozionante. È sempre una bella soddisfazione riuscire a compiere la scelta vincente trovando finalmente il dipinto di proprio gusto, a un prezzo onesto e che si intoni con l’arredamento, i colori, la dimensione dello spazio in cui viviamo; oppure può trattarsi di ricevere in dono un oggetto gradevole, originale e personalizzato secondo il gusto di chi lo riceve, o di ereditare un dipinto di famiglia, magari anche antico e pregiato, che vogliamo comunque conservare ed esporre nella nostra contemporaneità per amore verso le tradizioni.
Ma l’impresa non è certo finita con un acquisto – o un regalo – ‘indovinato’: anche stabilire la posizione che il quadro andrà ad occupare è fondamentale per la buona resa estetica. Questo vale soprattutto nel caso in cui la tela non sia stata scelta appositamente pensando alla sua dimora di destinazione. Sebbene non vediamo l’ora, com’è comprensibile, di ammirare il dipinto nel suo ambiente di destinazione, occorre prendersi un po’ di calma prima di piantare i chiodi e accostare il dipinto alla parete, meglio se con l’aiuto di un’altra persona già esperta, poi allontanandosi provare l’effetto anche più volte, se necessario. A maggior ragione se i quadri da abbinare e da appendere sono più di uno, o se si tratta di dipinti non moderni, che hanno una cornice particolare, colorata o vistosa: in questo caso il posizionamento sarà da studiare con un’attenzione ancora maggiore rispetto al caso di quadri senza cornice o ‘a giorno’.
Per decidere la posizione, ci soffermeremo ora su alcuni aspetti importanti – che è bene considerare tutti contemporaneamente nell’insieme, se anche li elencheremo, per comodità, in successione.
Uno o più quadri?
È intanto da decidere quale effetto si vuole sottolineare: esaltare il singolo quadro o giocare con l’insieme? Se una tela è grande e di richiamo, meglio ‘isolarla’ su una parete; quadri più numerosi e piccoli andranno sicuramente abbinati in modo da creare una piacevole composizione, perché in questo caso prima ancora che dai singoli soggetti l’occhio sarà colpito dalla loro disposizione. Dobbiamo infatti tener presente che, entrando nella stanza, ancor più se l’ambiente è spazioso o se i quadri sono molto piccoli, il soggetto dei dipinti probabilmente non sarà la prima cosa che catturerà lo sguardo, e forse non lo sarà neanche il colore. L’occhio verrà attratto sulle prime dalla linee geometriche, immaginarie, ‘direttive’, che portano verso il ‘fulcro’, il punto più vistoso dello spazio intero, e dalle forme geometriche ‘disegnate’, individuate attorno a questo punto. Naturalmente questo effetto lo possiamo creare ad arte, posizionandoci sulla soglia o al centro di una stanza e stabilendo il punto esatto dove vogliamo che lo sguardo cada. Lì sarà bene che il nostro più bel quadro campeggi nella sua funzione di ‘richiamo’, un po’ come se si trattasse di una galleria d’arte, e attiri meritati sguardi d’ammirazione!
Il colpo d’occhio
Se sbagliamo quando in uno stesso spazio vitale lasciamo coesistere più ‘fulcri’ visivi, probabilmente l’effetto è ancora meno bello se, al contrario, non ce n’è nessun centro preponderante: se vogliamo organizzare uno spazio armonico e ordinato, lo sguardo del visitatore, e ovviamente anche il nostro, non deve vagare, bensì essere guidato. Detto questo, è chiaro che anche i quadri più piccoli e poco appariscenti, per essere davvero ornamentali, non dovranno essere accostati a creare né un grappolo caotico, né l’eccessiva noia di una fila unica, ma contribuire a rispettare l’equilibrio dell’insieme illuminandolo di quel ‘tocco in più’ che altrimenti non avrebbe.
L’equilibrio dello spazio nell’arredamento
È certo possibile armonizzare un ambiente anche utilizzando quadri molto diversi tra loro, basta rispettare armonia visiva, ad esempio destinando quadri di una simile tecnica all’interno di una stessa stanza (olio, acquerelli, o stampe), evitando di mischiare quadri e foto, e ancor più rifuggire gli eccessi: sia il senso di “horror vacui” delle affastellate e claustrofobiche composizioni medievali, sia l’effetto falso-minimalista (e in realtà scialbo) di una tela grafica a colori piatti su parete completamente bianca e per il resto vuota.
Oltre alle dimensioni dell’ambiente, come vedremo, bisognerà considerare se vi siano presenti grandi vetrate, scalinate ecc., i vari punti luce (lampadari, fari o lampade) e infine il numero e la grandezza delle finestre. Se l’ambiente è comunque grande e luminoso, i quadri potranno essere più contenuti, disposti tra una finestra e l’altra; se invece lo spazio è più limitato si potrà optare per un unico grande dipinto, eventualmente composto da pannelli disposti geometricamente o a comporre un “puzzle”, per movimentare la parete.
La parete
Un po’ come quando si deve scegliere un abito in base alla figura di chi lo indosserà, occorre vedere se le ‘linee’ che il quadro andrà a suggerire si adattino o meno a quella specifica parete e alla funzionalità della stanza, considerando anche l’altezza dal soffitto.
Per pareti piccole e strette, meglio prevedere pochi quadri di forma verticale o creare una disposizione ordinata e lineare; piccole tele una sopra l’altra staranno bene sulle pareti di stanze con soffitto molto alto, andando cioè a disporsi nel senso della lunghezza; in pareti larghe con soffitto basso sarà invece più adatta una disposizione contigua dei quadri. Nel caso di stanze con soffitti molto alti e pareti ampie e spaziose, in alternativa alla grande tela unica di design e di ‘richiamo’, si potrà osare di appendere più quadri disposti in fila a formare un largo rettangolo, anche con andamento sfalsato o ondulato, se lo spazio lo permette. Un quadro grande, moderno e dai colori caldi e vivaci occuperà da solo spazi ‘nobili’ e ben visibili in larghezza, come, nel caso di un salotto, sopra a un divano, o sopra un grande tavolo, o, nel caso di un camera, sopra la testata del letto, o, in uno studio, vicino alla scrivania. Se abbiamo scelto di appendere un quadro a pannelli, ad esempio un ‘trittico’ con andamento orizzontale, è meglio dedicargli una parete intera, senza accostarvi altri quadri o quadretti di stile diverso, per non ostacolare l’effetto di nitida lettura in successione dei pannelli da parte dell’occhio. In un corridoio, o in un ingresso-notte, i quadri non saranno tropo vicini ad eventuali specchi o lampade e cercheranno di ‘accompagnare’ la parete nel senso della sua lunghezza, sottolineando così la funzione della stanza. Se i quadri vanno appesi alla parete occupata da una rampa di scale che porta al piano superiore, occorre disporli lungo un’asse piuttosto regolare, ad esempio in una diagonale parallela a quella del pavimento e al soffitto, in modo che seguano lo sguardo e l’ascesa di chi sale.
La luce
Altri dati importantissimi da tener presente sono le fonti di luce (solare e artificiale) e la distanza dalle finestre. Per prima cosa si dovrebbero evitare fonti dirette di luce e di calore sui quadri, per non rovinarli; poi sarebbe bene anche studiare gli effetti dei riflessi di luce solare provenienti dalla finestra sul vetro della cornice o sulla tela a giorno. La luce dovrebbe arrivare dall’alto rispetto al quadro, in modo da valorizzarlo, mentre un’illuminazione laterale o trasversale rischia di creare contrasti ed evidenziare difetti. Ottimo accorgimento è, quindi, partire dalla posizione delle finestre e delle lampade e dell’illuminazione per individuare il punto in cui il quadro potrà risaltare maggiormente, provando la collocazione della tela o del pannello all’effetto della luce nelle varie fasi del giorno.
Inoltre occorre confrontarsi con i colori delle fonti di illuminazione (o anche il colore dei ‘punti’ più vistosi del design) eventualmente già presenti nella stanza, in modo da bilanciare il tutto senza creare evidenti contrasti e senza appesantire l’insieme. Per fare un esempio, in uno studio professionale, dove si è deciso di appendere quadri dai toni chiari, disegni in b/n o figure stilizzate e sobrie con sfondo bianco, un’eccessiva illuminazione di vari necessari punti luce sul vetro delle cornici potrebbe disturbare il senso di ordine ‘geometrico’ dell’insieme.
Per quadri grandi e ‘importanti’, o comunque quelli di maggior valore, specialmente se esposti in pareti ‘nobili’, si può decidere di prevedere un’illuminazione appositamente studiata, come ad esempio un faretto o una fila di piccoli faretti posti superiormente.
La distanza e l’altezza dei quadri
Arriviamo finalmente a considerare due aspetti fondamentali: la distanza massima e minima del quadro da chi lo osserva, e l’altezza a cui il quadro è appeso alla parete. Per verificare la ‘giusta’ distanza, indubbiamente ci si può regolare sulla base del tipo di quadro e non solo sulla dimensione. Ci sono infatti quadri ricchi di particolari, che vanno osservati da vicino, ad esempio quelli naturalistici; altri si apprezzano meglio se guardati a una certa distanza, come i soggetti astratti, in modo che le ‘macchie’ di colore creino forme e linee più ordinate e riconoscibili, oppure nel caso in cui le tele raffigurino scene molto movimentate, per cui solo da lontano si può cogliere appieno l’insieme del soggetto.
Quanto all’altezza a cui appendere, per regolarsi si possono seguire due criteri, uno di tipo geometrico-matematico e un altro, più pratico ed empirico. Il primo suggerisce di dividere idealmente a metà la parete riguardo alla sua altezza, come tacciandovi una linea orizzontale; poi, considerando la metà superiore, dividerla ancora in due e appendere i quadri lungo quest’asse ideale che attraversa le due metà superiori. Il metodo che si affida al senso comune suggerisce che di solito l’altezza del quadro debba corrispondere all’altezza dell’occhio di chi guarda, o poco più in alto (quindi, considerando l’altezza media di una persona adulta, il punto più basso del quadro sarà compreso nello spazio di parete che va da 1,5m a 2 metri da terra), ma ovviamente non si tratta di regole universali. In generale è sconsigliato appendere quadri troppo in alto, a meno che non siano molto grandi o che non vi sia altro spazio disponibile; ma neanche è bene posizionarli troppo in basso o in angoli nascosti, se anche si tratta di quadri piccoli e sobri. Appendendo quadri semplicemente qua e là dove lo spazio è libero, e non dove l’occhio vorrebbe, infatti, si dà l’idea di relegarli a una funzione riempitiva, di tappezzeria o di… ‘tappabuchi’.
La disposizione e le forme dei quadri
Una volta stabilito il numero e la posizione, resta da decidere l’estro del ‘come’ disporre i quadri scelti quando questi sono più di uno. In semplice serie, in allineamento ordinato e funzionale oppure in una composizione più ardita e complessa?
Riprendendo quanto già detto all’inizio, possiamo consigliare di disporre una serie di quadri dello stesso autore o soggetto o di simili colori, come in una scacchiera, ovvero a distanze regolari, per accentuarne appunto l’osservazione in serie o l’effetto ‘didascalico’ e rassicurante (in uno studio, un corridoio, una camera da letto…); oppure movimentando la serie con a un accostamento speculare o asimmetrico, se si vuole creare un effetto meno scontato (ad esempio in un soggiorno, in un tinello, in cucina o in una stanza di ragazzi). Per pareti vuote o in stanze piuttosto spoglie e dai toni tenui, la scelta di accostare più quadri darà sia un tocco di colore che una ‘forma’ estetica. Disposizioni più fitte e movimentate andranno bene, quindi, per tele regolari, simili tra loro per forma e dimensione. Al contrario, quadri molto diversi tra loro per dimensioni e stile e tonalità, ma che, per gusto o per ‘affetto’ personali, si vuole ad ogni costo appendere vicini nella stessa stanza, potranno essere armonizzati proprio da una più ‘tranquilla’ e regolare disposizione in successione lineare, formando cioè linee decisamente orizzontali, grazie anche all’accorgimento di allinearli, ad esempio, all’altezza di una mensola o di uno scaffale.
Se decidiamo di disporre un certo numero di quadri con andamento orizzontale, è bene mettere i più grandi ai lati; se l’allineamento è a blocco o circolare, il quadro più grande va messo al centro e i più piccoli alle estremità; se la parete è abbastanza ampia si può creare una sorta di andamento regolare degradando dal più grande al centro, ai più piccoli alle estremità. Per quadri numerosi ma molto piccoli, un allineamento sfalsato, diagonale o a zig zag (con equilibrio tra spazi pieni e vuoti), risulterà sicuramente originale e inatteso, specialmente se pensato nello scopo di vivacizzare uno spazio altrimenti più tradizionale.
Utilizzando questi accorgimenti, dunque, sarà possibile valorizzare sia l’ambiente che il singolo quadro e i quadri nell’insieme. Realizzando così, con i nostri quadri più amati – che siano acquistati o semplicemente avuti in dono o in eredità – una ‘decorazione’ veramente funzionale, in cui ogni particolare rimanda all’armonia più vasta dell’intero spazio living.